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giovedì 10 giugno 2010

STONEHENGE: IL COMPUTER DI PIETRA


Il computer di pietra

Stonehenge: il più conosciuto monumento megalitico del mondo. Chi lo ha costruito? E a quale scopo? Dalle ricerche di Inigo Jones alla straordinaria ipotesi di Richard Atkinson. I segreti dell'ingegneria megalitica. I druidi a Stonehenge.
Stonehenge è il più noto monumento megalitico del mondo, probabilmente il più visitato e sicuramente il più misterioso. Si trova nel cuore dell'Inghilterra meridionale, immerso nella campagna del Wiltshire, una zona particolarmente ricca di siti megalitici. Ma che cosa sono i megaliti? Si tratta di enormi pietre a volte informi, a volte squadrate che le antiche culture nord europee erigevano per scopi non ancora del tutto chiari. Questi antichi monumenti (forse i più antichi del mondo) si trovano isolati nella campagna, allineati in interminabili file, come a Carnac in Bretagna o disposti a cerchio come a Stonehenge. I popoli che li hanno eretti migliaia di anni fa non hanno lasciato testimonianze scritte e solo l'archeologia moderna consente in parte di far luce su questo mistero.
 

L'alba di Stonehenge

La costruzione di Stonehenge (parola che significa le pietre sospese) è avvenuta, secondo gli archeologi britannici in varie fasi.
La prima Stonehenge fu costruita intorno al 3500 a. C da una comunità di pastori seminomadi dediti anche all'agricoltura che, probabilmente per motivi religiosi, realizzarono un argine circolare con un fossato e scavarono intorno al perimetro una cinquantina di buche ancora visibili chiamate Aubrey Holes.
Appena fuori dall'entrata di questo complesso venne eretta anche la prima pietra verticale, la Heel Stone. Un paio di secoli dopo venne tracciato un viale tra due argini per collegare il sito con il fiume Avon (distante circa tre chilometri). Dalle Prescelly Mountains (nel nord del Galles) furono quindi trasportati ottanta massi di turchese dapprima per via marittima poi per via fluviale a bordo di enormi zattere. I blocchi furono poi trascinati, facendoli scorrere su rulli per tutto il viale che conduceva a Stonehenge dove vennero eretti a formare due cerchi concentrici. A quest'opera titanica ne fece seguito a breve distanza un'altra. I massi di turchese furono infatti rimossi per far posto ad altri enormi blocchi di pietra, pesanti circa 25 tonnellate, trasportati dal nord del Wiltshire. Questi nuovi blocchi di pietra, che sono quelli attualmente visibili nel complesso, vennero sistemati collocando una pietra orizzontale a mò di architrave sopra due pietre verticali e dando così origine ai triliti (così chiamati perchè composti da tre pietre). I triliti vennero disposti a formare esternamente un cerchio e internamente un ferro di cavallo, disposizione ancora oggi riconoscibile.
Circa 1500 anni dopo la prima costruzione, Stonehenge subì altre modifiche. I massi di turchese furono ricollocati, ma all'interno del cerchio di pietre e nello stesso periodo di fronte a uno dei triliti venne posta quella che oggi è conosciuta come la Pietra dell'Altare, un grosso masso di arenaria verde proveniente dal Galles.

Gli studiosi sono concordi nell'affermare che Stonehenge venne abbandonato circa tremila anni fa.

La riscoperta di Stonehenge

Perso il ricordo della civiltà che lo aveva realizzato il monumento cominciò a decadere inesorabilmente e lo scopo per cui era stato costruito divenne un vero e proprio enigma. Conosciuto dal popolo dei Sassoni (furono loro a chiamarlo Stonehenge) e descritto in alcune cronache medievali, il complesso megalitico venne tuttavia riscoperto soltanto nel XVII° secolo, quando re Giacomo I, durante un soggiorno nell'attuale Wiltshire fu incuriosito da quel gruppo di pietre che, si diceva, erano lì fin dalla notte dei tempi. Il sovrano diede incarico a un noto architetto dell'epoca, Inigo Jones, di scoprire l'origine di quel complesso. Jones svolse numerose e lunghe ricerche e giunse alla conclusione (errata) che si trattava di un tempio romano risalente al 79 d.C.
Da allora le possibili spiegazioni sullo scopo e la destinazione del complesso megalitico si sono succedute una dopo l'altra. Si avanzò l'ipotesi che si potesse trattare di un luogo sacro ai druidi e qualcuno affermò addirittura che sulla Pietra della Altare si sarebbero svolti dei sacrifici umani. Ma questa ipotesi venne poi abbandonata per far posto a teorie basate su fatti più concreti: una di queste teorie parte dalla scoperta negli Aubrey Holes dei resti di defunti cremati. Dal momento che, come si è potuto constatare, il sole di mezza estate (periodo da sempre carico di simbolismo religioso) sorge tra la Heel Stone e un'altra pietra oggi non più visibile, si è ipotizzato che forse i primi costruttori di Stonehenge intendevano esporre i popri morti al sole dispensatore della vita e che quindi la prima funzione del luogo era legata ai riti funerari.
Per Joni Michell, scrittore e ricercatore inglese, i megaliti di Stonehenge sarebbero un tempio cosmico dedicato alle dodici divinità dello zodiaco che rappresenterebbe così la cosmologia ideale, ovvero la perfetta e completa immagine dell'universo.
Quello che è certo è i costruttori di Stonehenge non erano degli sprovveduti, ma possedevano notevoli conoscenze e una grande abilità.
Agli inizi del Novecento l'astronomo e scienziato inglese Sir Norman Lockyer, direttore del Laboratorio di Fisica Solare (e fondatore della rivista Nature) pubblicò un'opera intitolata Stonehenge e altri megaliti in Inghilterra affermando che molti cerchi megalitici inglesi erano curiosamente orientati nella direzione del Sole e di altre stelle. Lokyer si era già dedicato allo studio degli allineamenti astronomici nei monumenti antichi e in particolare aveva condotto ricerche sulle piramidi egizie, anch'esse orientate con il sole.
Il libro dello scienziato inglese conteneva in realtà molte imprecisioni ma spianò la strada ad altri ricercatori che si cimentarono in quella disciplina relativamente recente che viene chiamata astroarcheologia. Tra questi il dottor Alexander Thom, professore di Ingegneria all'Università di Oxford che, nel 1930 cominciò una minuziosa indagine visitando tutti i siti megalitici inglesi ed effettuando meticolose misurazioni topografiche. Le sue sconcertanti conclusioni furono pubblicate solo nel 1967: secondo Thom, che visitò 600 siti megalitici, i cerchi di pietra erano stati tutti progettati con criteri geometrici ed erano stati orientati in senso astronomico con una precisione incredibile.
Alle stesse conclusioni giunse anche Gerald Hawkins, professore di astronomia presso l'università di Boston che però si spinse ancora più in là, sviluppando negli anni Sessanta una teoria affascinante basata su rigorosi calcoli matematici. Secondo Hawkins Stonehenge era un sofisticatissimo strumento per osservare il cielo. Una sorta di osservatorio che poteva servire anche per eseguire calcoli astronomici. In pratica un computer di pietra.
Con l'aiuto di un moderno calcolatore, Hawkins decodificò la posizione della luna, del sole e delle stelle come dovevano essere nel 1500 a. C. mettendo in relazione la posizione di alcuni massi con il sorgere del sole a metà inverno o con i tramonti della luna. Non solo, riuscì anche a dimostrare che i megaliti di Stonehenge potevano essere utilizzati per prevedere le eclissi lunari e solari.
Per quanto inizialmente contestata, la teoria di Hawkins fece molti proseliti. Il professor Richard Atkinson dell'Università di Cardiff in un primo tempo sottovalutò le scoperte del collega di Boston, liquidandole come fantasie, ma in seguito cambiò idea arrivando ad ammettere che la divergenza tra gli archeologi nasceva dal fatto che era difficile accettare l'idea che in pieno Neolitico una civiltà in Europa possedesse conoscenze astronomiche e matematiche così profonde. A quell'epoca infatti, secondo quello che si legge nei libri di storia, solo in Medioriente esistevano civiltà abbastanza evolute, prima fra tutte quella egizia. L'Europa avrebbe dovuto essere ancora in uno stadio molto vicino alla barbarie...

Stonehenge e i Druidi

Nel 1976 il dottor Euan MacKie, dell'Hunterian Museum di Glasgow scoprì presso Durrington Walls, un sito preistorico vicino a Stonehenge, tracce di un insediamento vecchio di 4500 anni che attesterebbe la presenza di uomini organizzati in una società più evoluta di quelle del resto della regione. Una società di uomini che potrebbero essere i costruttori dei megaliti. Dunque, contrariamente a quanto si pensa la Civiltà non è originaria dell'area mediorientale, ma si è evoluta indipendentemente in varie regioni del globo?
Per alcuni è possibile. Come è anche possibile che la capacità di realizzare opere così imponenti e sofisticate sia stata il frutto del genio di un singolo. Resta comunque il mistero di come facessero i costruttori di megaliti a tramandare le loro conoscenze senza utilizzare la scrittura. A questo proposito Richard Atkinson ipotizza che le nozioni astronomiche e matematiche venissero tramandate oralmente. E qui entrano in gioco i Druidi che, secondo quanto ci riferisce anche Giulio Cesare (giunto in Britannia 1500 anni dopo l'ultima costruzione di Stonehenge) avevano notevoli capacità mnemoniche che utilizzavano per trasferire oralmente ai propri discepoli il loro patrimonio di conoscenze evitando così che esso cadesse nelle mani del volgo. L'ipotesi che i Druidi potessero essere gli eredi degli antichi costruttori di megaliti avrebbe quindi tutto sommato un fondamento. Nel 1833 vide la luce a Londra l'Antico Ordine Unito dei Druidi, una sorta di massoneria che tra i vari rituali comprendeva periodiche visite a Stonehenge per celebrare il giorno del solstizio d'estate. Il legame tra questo ordine e gli antichi Druidi è praticamente inesistente ma ha contribuito a radicare nell'opinione pubblica l'associazione spontanea Stonehenge=Druidi. Fino al 1985 la cerimonia di mezza estate ebbe luogo ogni anno. Il rituale veniva officiato nella piana di Stonehenge dai confratelli dell'ordine rigorosamente vestiti di bianco che sfilavano tra i megaliti suonando arpe e trombe cantando e bruciando dell'incenso. Culmine della celebrazione era l'omaggio alla Heel Stone. La cerimonia fu in seguito proibita dalle autorità per evitare che il monumento subisse danni.
In ogni caso quele che sia lo scopo originario della struttura megalitica di Stonehenge, tutti sono concordi nell'affermare che essa emana una suggestione a cui è molto difficile sottrarsi. In tempi neanche tanto lontani si pensava che i megaliti avessero addirittura dei poteri di guarigione e che potessero favorire la fertilità. Il che significa che, almeno nell'inconscio popolare, Stonehenge è un luogo davvero speciale.

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