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giovedì 30 settembre 2010

L'O.N.U. HA UN PIANO PER ACCOGLIERE GLI ALIENI SULLA TERRA.


Tappeto rosso all'Onu per ET in visita: tra le mille agenzie delle Nazioni Unite ce n'è una che ha tra i suoi compiti quello di tenere i rapporti con eventuali extraterrestri che dovessero bussare alla porta della Terra. Il capo è una astrofisica malesiana: Mazlan Othman descriverà il suo lavoro la prossima settimana alla conferenza scientifica della Royal Society Kavli Foundation a Cricheley Hill nel Buckinghamshire.

L'astrofisica, che è stata a capo dell'agenzia spaziale malesiana - e in questo ruolo ha organizzato la preparazione al lancio del primo astronauta del suo Paese - dirà ai delegati che la scoperta di centinaia di pianeti in orbita attorno ad altre stelle ha reso l'esistenza di una vita extraterrestre ben oltre la mera possibilità, anticipa dal Sunday Times: questo significa che l'Onu deve essere pronto a coordinare la risposta dell'umanità a un eventuale «primo contatto».
L'Unoosa ha sedi a Vienna, Bonn e Pechino e uno staff multinazionale che mantiene il registro degli oggetti lanciati nello spazio, tiene d'occhio gli asteroidi che si avvicinano pericolosamente alla terra e più in generale promuove la cooperazione internazionale per l'uso pacifico dello spazio. Ma tra le sue competenze, secondo il domenicale britannico, ci sono anche mansioni singolarmente simili a quelle della MiB, l'agenzia ritratta nel film «Men in Black» con Will Smith e Tommy Lee Jones in cui un'entità top secret negozia con gli alieni e consente loro, in alcuni casi, di rifugiarsi sulla Terra.
«La continua ricerca di comunicazioni extraterrestri ci lascia sperare che un giorno l'umanità riceverà segnali dagli alieni», è convinta la Othman: «Quando succederà dovremo avere in piedi una risposta coordinata che tenga conto della delicatezza del soggetto: l'Onu è una struttura già pronta per mettere in piedi questo meccanismo».
Le Nazioni Unite hanno già tentato in passato di mettersi in contatto con la vita oltre la Terra: le due sonde Voyager lanciate nel 1977 portavano un messaggio dell'allora segretario generale Kurt Waldheim: «Usciamo dal sistema solare nell'universo cercando pace e amicizia».
Di recente la Nasa ha annunciato che la sonda Keplero ha scoperto oltre 700 nuovi pianeti tra cui 140 simili per dimensioni alla Terra.
«La Othman è la persona più adatta se un alieno dovesse chiedere di portarlo dal nostro leader», ha detto al Times Richard Crowther, esperto britannico di diritto spaziale, che peraltro è convinto che il primo contatto con la vita extraterrestre avverrà non di persona ma attraverso comunicazioni radio: e se anche un alieno sbarcherà sulla superficie del Pianeta, si tratterà presumibilmente di microbi e non di forme di vita intelligente.

P.S. L'ARTICOLO CHE VEDETE RIPORTATO SOPRA E' TRATTO DAL GIORNALE.IT COMUNQUE QUESTA NOTIZIA E' RIMBALZATA DAL WEB ALLA TV IN SVARIATI MODI, MA COMUNQUE IN MANIERA MOLTO SIMILARE. DA PARTE MIA RIMANGO  MOLTO DISTACCATO DA QUESTE NOTIZIE, CHE DI SICURO NON FANNO BENE ALLA SERIA UFOLOGIA. TANTO RICORDATEVI UNA COSA: CHI DEVE SAPERE SA' TUTTI GLI ALTRI LO SAPRANNO A COSE FATTE.

sabato 18 settembre 2010

NEWS DALL'ITALIA E DAL MONDO: U.F.O. NEL MESSINESE(CAPO D'ORLANDO

CAPO D'ORLANDO (MESSINA)

Decine di telefonini, macchine fotografiche e persino alcune telecamere hanno documentato ieri sera la presenza di uno strano oggetto luminoso nel cielo della costa tirrenica messinese. Intorno alle 22,30, nel corso di uno spettacolo teatrale che si stava svolgendo in piazza Matteotti, a Capo d'Orlando, l'attenzione di gran parte degli spettatori si è spostata dal palco al cielo dove una sfera, all'apparenza infuocata, si muoveva alle spalle delle promontorio che sovrasta la città.

I molti testimoni hanno raccontato di aver pensato a un meteorite ma, ben presto, l'oggetto si è mosso in direzione orizzontale rimanendo sospeso in aria. Secondo i più, l'oggetto aveva forma triangolare con uno strano alone di luce emanato ai tre vertici. La suggestione ha portato la maggioranza dei testimoni a parlare di Ufo, ma il mistero è ancora tutto da chiarire. Più volte nella zona compresa tra Santo Stefano di Camastra e Patti sono stati segnalati strani avvistamenti e spesso la teoria di oggetti volanti non identificati è stata sostenuta a proposito dei misteriosi incendi avvenuti un paio d'anni fa a Canneto di Caronia, a una trentina di chilometri da Capo d'Orlando.

P.S. La foto allegata non corrisponde alla segnalazione.

mercoledì 15 settembre 2010

AVVISTAMENTI U.F.O. A PADOVA E CITTADELLA IL 13 SETTEMBRE 2010


Padova. Otto ufo nel cielo di Cittadella:

«Sfere luminose, si muovevano insieme»
Automobilista avverte i carabinieri: «Mi hanno detto che le
vedevano anche loro, si spostavano seguendo uno schema»


PADOVA (13 settembre) - Luci dal cielo. Sfere di fuoco, luminose e velocissime. È accaduto la scorsa notte a Cittadella, dove un automobilista di passaggio, A. M., 46 anni residente a Conselve, mentre stava viaggiando sulla regionale 53 Postumia, all'incrocio tra via Copernico e via Zucca, ha avvistato grandi sfere di colore rosso vivo volteggiare in cielo. Otto in tutto, che si spostavano con movimenti rettilinei, ordinati, quasi seguendo uno schema preciso.
«Ero in macchina con mia moglie e i miei figli - racconta l'uomo - e stavamo rientrando da una cena a Belluno. Ad un certo punto, imboccata la regionale, abbiamo notato cinque punti luminosi prima in lontananza e poi sempre più vicini. Allora mi sono fermato e siamo scesi per vedere meglio. Erano oggetti simili a delle sfere luminose, di colore rosso, che si muovevano in senso orizzontale e verticale, seguendo spostamenti rettilinei, a velocità costante ma veloci. Non c'erano suoni o scintille. Allora ho chiamato la centrale dei carabinieri di Cittadella raccontando quello che stavo vedendo e li ho invitati ad affacciarsi alla finestra perché sicuramente potevano vedere anche loro questi punti luminosi. E infatti mi hanno confermato che anche dalla caserma riuscivano a scorgerli. Dopo alcuni minuti, mentre ero al telefono, le sfere sono sparite e subito dopo ne sono arrivate altre tre dalla medesima direzione, due delle quali erano più vicine. Poco dopo anche queste sono scomparse. Mi mordo le dita perchè purtroppo ieri sera non avevo con me né la macchina fotografica né il mio telefonino personale in grado di filmare con nitidezza il cielo. Un vero peccato!».
Oltre al quarantaseienne e alla sua famiglia, anche altri automobilisti di passaggio sulla Postumia hanno assistito all'avvistamento. «Dopo di noi - continua A.M. - altre auto si sono fermate per guardare queste sfere luminose volteggiare nel cielo in tutte le direzioni. Poi anche questi tre oggetti luminosi sono spariti quasi inghiottiti dal buio. Io e gli altri automobilisti testimoni di quest'insolito fenomeno ci siamo chiesti da dove provenissero e, soprattutto, cosa potessero essere».


P.S. LA FOTO ALLEGATA NON CORRISPONDE ALL'ARTICOLO SULL'AVVISTAMENTO

sabato 11 settembre 2010

IL GABINETTO RS/33 E LE SPERIMENTAZIONI SEGRETE DI HITLER



 In epoca fascista i primi "contatti" avvolti dal mistero

Il primo avvistamento ufficiale che ha dato la patente alla storia Ufo dell'era moderna è quello di Kenneth Arnold. Ma in realtà gli Ufo erano stati visti molto prima, è il regime fascista a riconoscerli, studiarli e forse esaminarli direttamente. Il dato, clamoroso, è stato svelato lo scorso anno dal Centro Ufologico Nazionale autore di un'indagine storico-scientifica durata due anni, partita dalla raccolta di documenti e che ha avuto un fortissimo impulso dalle rivelazioni (e dalle carte) fornite da un misterioso personaggio probabilmente membro del regime fascista, documenti, peraltro, riconosciuti effettivamente degli anni '30 da perizie del Tribunale di Como. Secondo quanto ha ricostruito il Cun, nel giugno del 1933 un oggetto non identificato solca i cieli di Milano e si schianta: forse fra Varese, Sesto Calende e Vergiate. Il "velivolo non convenzionale", che i fascisti considereranno sempre un'arma di qualche potenza straniera, o quello che ne resta, viene forse nascosto nello stabilimento Siai Marchetti di Vergiate. Scatta fulmineo un blitz per segretare tutto. Il Duce ordina all'agenzia di stampa ufficiale Stefani e a ogni organo d'informazione di bloccare immediatamente le notizie: anche la fuga di un sussurro sarà deferita al tribunale per la sicurezza dello Stato. Imbavagliato perfino l'osservatorio meteo di Brera. Nasce il Gabinetto Rs33 costituito da scienziati, esponenti del regime, presieduto (nominalmente) da Guglielmo Marconi, controllato dall'Ovra, la polizia politica fascista. E' l'organismo che, fino alla fine della guerra, si occupa degli avvistamenti, frequenti anche fra i piloti della Regia Aeronautica. Documenti, carte, mezze ammissioni. Un lavoro durissimo quello del Cun, fra persone scomparse, testimoni che non si trovano o non parlano, istituzioni che smentiscono. Fatto sta che, secondo la leggenda, alla fine degli anni '30 proprio Marconi costruisce una specie di "raggio" in grado di paralizzare i sistemi elettrici dei motori. Che nella germanica Essen un bel giorno del '39 tutti i veicoli a motore si bloccano. Che nel 1941 i tedeschi cominciano a costruire i V7, velivoli discoidali che a fine conflitto vanno in parte distrutti e in parte recuperati dai russi. C'è un giallo anche attorno alle casse che Mussolini cerca di mettere al sicuro prima della disfatta, diverse da quelle dell'oro di Dongo, contenenti - pare - documenti segretissimi. Non si è potuto ispezionare nemmeno il capannone Marchetti di Vergiate: distrutto da un incendio doloso il 17 marzo 1943. Per cercare di avere qualche conferma ufficiale dalla storia bisogna insomma aspettare, sperando in un allentamento dei cordoni del mistero, mantenuti stretti tutt'ora.

Mussolini andava a caccia di ufo :

Benito Mussolini era un accanito cacciatore di Ufo, lo rivela in un servizio che mette in luce un aspetto molto curioso della personalità del Duce, la rivista "Ufo" realizzata dal Centro ufologico italiano. Mussolini, allarmato dalla notizia di un atterraggio di un misteriosissimo oggetto volante, cre˜ addirittura uno speciale comitato di controllo sugli oggetti volanti non identificati al quale diede il nome di "Gabinetto RS/33". A dirigere questo organismo fu scelto, secondo quanto rivela la rivista, nientemeno che Guglielmo Marconi. La caccia agli Ufo durante il regime fascista portò all'avvistamento di alcuni oggetti volanti in diverse parti d'Italia. Nel 1941 il Duce parlò dell'invasione degli Stati Uniti da parte dei marziani.

ROMA.: Una rivista ha trovato documenti ufficiali sulla passione del Duce Mussolini cacciatore di Ufo.
Dal 1933 stava alla finestra alla ricerca di alieni

Roma. La copertina mostra un Duce in posa imperiale con una scritta significativa: "Non è made in Usa". Si tratta dello scoop fatto dalla storica rivista Ufo, realizzata dal Centro ufologico italiano. Un curioso servizio che rivela che nel 1933 Benito Mussolini fu contagiato dalla "febbre aliena" e decise di andare a caccia di Ufo. Il Duce fece le cose in grande e istitu“ uno speciale comitato di controllo sugli oggetti volanti non identificati. "Gabinetto RS/33", così si chiamava l'organismo ad hoc. Fu creato, secondo quanto rivela il presidente del centro ufologico nazionale Roberto Pinotti, in seguito all'atterraggio di un misteriosissimo oggetto volante. Pinotti, durante la trasmissione del Tg3 Finestre, andata in onda il 12 Aprile 2000 alle 23.30, ha spiegato che ci sono tracce dell'attività di cacciatore di extraterrestri da parte di Mussolini anche in alcune carte che documentano una segreta attivitˆ di sorveglianza su "aeromobili sconosciuti". Il governo fascista aveva, tra le altre cose, un occhio rivolto verso gli astri, dunque. Secondo Pinotti (riconosciuto come uno dei massimi esperti di Ufo in Italia) il primo velivolo alieno sarebbe atterrato sul suolo patrio, in Lombardia, il 13 giugno 1933. La scena seguente è degna dei migliori libri di spionaggio: operazione di copertura da parte della Cia, depistaggio dei giornalisti curiosi e spostamento dei prefetti interessati. Tre anni dopo, secondo i documenti raccolti dagli esperti del Centro ufologico nazionale, una "aeronave misteriosa, un disco metallico netto, lucente avrebbe sorvolato i cieli di Mestre, seguita un'ora dopo da una sorta di lungo tubo metallico grigio o ardesia".

Chi era il capo del "Gabinetto RS/33"?

Secondo la ricostruzione di Pinotti era nientemeno che Guglielmo Marconi e fu scelto da Mussolini in persona. La caccia all'Ufo durante il governo fascista per ora non si arricchisce di altri particolari, solo una frase curiosa pronunciata dal Duce nel 1941 sull'invasione degli Usa da parte degli abitanti del pianeta Marte. Ma, che si creda o meno all'esistenza degli Ufo, una cosa è sicura. Il primato americano dell'ufologia e' seriamente a rischio: prima di varcare l'oceano, i dischi volanti hanno fatto un salto in Italia.

E Mussolini nascose l'Ufo di Milano:

Giugno 1933: un "aeromobile sconosciuto" precipita sulla metropoli lombarda. Il duce ordina: "Silenzio assoluto".

MILANO, 11 APRILE - Il duce guardò il cielo. Trasecolò. Non disse "Quel maledetto Ufo" perchè ancora non si parlava di oggetti volanti non identificati. Forse disse in romagnolo "Sorbole, un'aeronave sconosciuta" e smoccolò a lungo. Fantapolitica ma non tanto. Perchè se i documenti in possesso del Cun, il Centro Ufologico nazionale sono veri e autentici come afferma anche il consulente tecnico incaricato di datarli, un oggetto non identificato piombò un giorno del 1933 dai cieli di Milano. Mentre ciò che restava della navicella aliena veniva ricoverato e infrattato chissà dove, la macchina della censura si metteva in potente movimento. Nessuna notizia. Bavaglio all'Agenzia Stefani (l'Ansa di allora), minacce per i giornalisti di trascinarli fino al tribunale speciale.

Ecco la storia di questo Ufo-crash ante litteram come può essere ricostruita dai documenti in possesso del presidente del Cun Roberto Pinotti e del segretario Alfredo Lissoni.

La data è il 13 giugno 1933. Il telegramma porta l'intestazione "Ufficio telegrafico di Milano" e la dicitura "Riservatissimo - lampo - priorità su tutte le priorità". Come mittente reca la voce prestampata "Agenzia Stefani". Il testo: "D'ordine personale del Duce disponesi assoluto silenzio su presunto atterraggio su suolo nazionale at opera aeromobile sconosciuto Stop Confermasi versione pubblicanda diffusa dispaccio Stefani odierno stop Idem versione anche at personale e giornalisti Stop Previste max pene per trasgressori fino at deferimento tribunale sicurezza dello Stato stop Per immediata conferma ricevimento stop Direzione affari speciali". Sono le 16. Ma del misterioso atterraggio si parla già dalla prima mattinata. La macchina della censura si è messa in moto con tempestiva solerzia. Lo conferma un secondo telegramma della Direzione affari speciali. L'orario e' quello delle 17.07. "D'ordine personale del Duce disponesi immediato dicesi immediato arresto diffusione notizia relativa at aeromobile natura et provenienza sconosciuta di cui at dispaccio Stefani data odierna hore 7 et 30 Stop Disponesi istantanea rifusione eventuali piombi giornalistici recanti detta notizia Stop Previste max pene per trasgressori fino at deferimento tribunale sicurezza dello Stato Stop dare immediata conferma del ricevimento Stop".
E se qualcosa fosse trapelato, se un giornalista malaccorto avesse avuto la temerarietà di pubblicare anche solo un brandello di notizia? Mentre l'incauto avrebbe preso la via di Ventotene, sarebbe stata servita dall'Osservatorio di Brera una versione di comodo: l'oggetto misterioso era solo un enorme meteorite. Insomma è giornata di mobilitazione generale di tutti i gangli vitali dell'aviazione, dello Stato, del regime a cominciare dall'Ovra, la polizia segreta.
I telegrammi portano tutti un'unica sigla, quella che parrebbe una "f".. La stessa "f" che campeggia su una busta intestata "Senato del Regno" e fatta arrivare agli ufologi del Cun Pinotti e Lissoni dove è scritto a stampatello: "Riservatissimo (sottolineato) A mani di S.E. Galeazzo Ciano". Quindi anche il potente ministro degli Esteri, genero di Mussolini, viene coinvolto nel misterioso crash in territorio milanese. Ancora una "f" sigla una lettera con l'intestazione Agenzia Stefani indirizzata a un certo Alfredo. Si accenna a un caso Moretti del quale "non si pu˜ parlare che a quattr'occhi data la delicatezza e la particolaritˆ della vicenda". "Se mi chiedi un consiglio, eccolo: non dire a nessuno - ripeto nessuno e ci˜ comprende i parenti più stretti - quanto hai visto". Ottimo consiglio perchè da un'altra lettera del misterioso "f" si appprende che il povero Moretti (un testimone scomodo dell'atterraggio?) era stato rinchiuso in un manicomio.

Alieni o nemici: per studiarli un pool guidato da Marconi

MILANO, 11 APRILE - L'Ufo "milanese" preoccupò Mussolini. Con ragione. L'Aeronautica italiana, con ben impresse sulle ali dei suoi apparecchi le aquile littorie, era la prima nel mondo. Che un oggetto volante di provenienza sconosciuta planasse sul suolo italico e per giunta a un passo dalla cittˆ che aveva dato i natali al fascismo, suonava come un attentato a quella supremazia. Francese o inglese, si chiese il capo del fascismo? Per sciogliere il suo dubbio spaziale Mussolini costitu“ una struttura segretissima, il Gabinetto RS/33 (RS stava per Ricerche Speciali). Presidente venne designato Guglielmo Marconi, ma il grande scienziato disert˜ tutte le sedute. Componevano il Gabinetto l'astronomo Gino Cecchini professori Vallauri, Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani, nonchè il conte Luigi Cozza, come referente organizzativo ed elemento di collegamento logistico con i vertici del regime. RS/33 si riunì alcune volte e produsse un dossier di una trentina di pagine che esaminava tutti gli avvistamenti di oggetti volanti sconosciuti dal 1933 al 1940. Il duce non poteva saperlo ma spinto da una preoccupazione più bellica che scientifica aveva dato all'Italia il primato nella nascita dell'ufologia. Era il 1933. Solo quattordici anni dopo gli Stati Uniti battezzarono la nuova "scienza" che studiava gli oggetti volanti non identificati. Foto: Guglielmo Marcon
















SERIE:I LUOGHI DEL MISTERO- LE PIRAMIDI DI BOSNIA

Le piramidi di Bosnia :


Incredibile, ma dove? Proprio in Bosnia nella valle di Visoko, piccola cittadina di 17.000 abitanti posta una trentina di chilometri a nord di Sarajevo. E non si tratta neanche di una piccola e insignificante piramide, anzi … Alta 220 metri e con i lati della base di oltre 360 metri, è costruita in blocchi di arenaria che indicherebbero la presenza di una civiltà avanzata in una regione che non è certo famosa per le sue bellezze archeologiche. La piramide sarebbe passata inosservata fino ad ora perché ricoperta da terra e vegetazione che con il tempo l’ha nascosta facendola sembrare una semplice collina dalla forma curiosa, la Visocina Hill.
La notizia viene presto ripresa dalla stampa internazionale e le meraviglie che riserva la costruzione, subito ribattezzata “Piramide del Sole”, aumentano di giorno in giorno. Una strada lastricata, della lunghezza di 420 metri, conduce alla sommità dove vi sarebbe uno spiazzo cerimoniale e sui lati della piramide, costituiti da gradoni di arenaria secondo lo stile meso-americano, si aprirebbero misteriosi tunnel che si perdono nel sottosuolo. Se ciò non bastasse la piramide è anche allineata secondo i punti cardinali e quindi non può che essere opera dell’uomo: lo mostrano le foto dal satellite, mentre nelle vicinanze vengono scoperte perfette e misteriose sfere di pietra.
Il team di ricerca (la “Bosnian Pyramid of the Sun Foundation”) è guidato da Semir Osmanagic, un bosniaco emigrato negli Stati Uniti, dove è ora proprietario di un’azienda che produce elementi metallici per l’edilizia. Osmanagic non è quindi un archeologo, ha studiato Economia e Scienze Politiche all’università di Sarajevo, ma ciò non gli impedisce di dilettarsi nella scrittura di articoli di storia alternativa e di sapore New Age, sui Maya e la loro discendenza da Atlantidei e Lemuriani, legati in qualche modo ad extraterrestri provenienti dalle Pleiadi.
Assecondando la sua passione per la scrittura pubblica dopo pochi mesi il libro “The Bosnian pyramid of the Sun – Discovery of the first European pyramids”. Già dalle prime pagine non mancano le sorprese: la piramide è antica, così antica da avere più di 10.000 anni. La regione dei Balcani e in particolare la Bosnia – così afferma Osmanagic – era la culla di una civiltà molto avanzata che prosperò durante l’ultima era glaciale mentre il resto dell’Europa era coperto dai ghiacciai. Ma improvvisamente avvenne il disastro: lo scioglimento dei ghiacciai causò un’enorme ondata distruttrice che spazzo via questa civiltà e ricoprì la piramide di sedimenti, celandola fino ad ora alla conoscenza umana. Il libro prosegue illustrando le prove genetiche (tenute nascoste dalla scienza ufficiale) della presenza di questa misteriosa popolazione in qualche modo imparentata con gli Illiri, in Perù e nelle Americhe, dei suoi spostamenti per il globo, teorizzando la presenza di continenti scomparsi, i celeberrimi Lemuria, Mu e Atlantide; e così Osmanagic trova analogie tra le sfere di pietra bosniache e quelle del Costa Rica e del Messico. Sfere e piramide sarebbero servite a produrre una qualche forma di energia ultravioletta a noi sconosciuta che, interagendo con i processi biologici del corpo umano, diffonderebbe prosperità e un senso di pace.
Ma le scoperte non si fermano qui, perché le piramidi sarebbero addirittura tre, poste ai vertici di un triangolo equilatero. Le due nuove costruzioni vengono immediatamente battezzate “Piramide della Luna” e “Piramide del Dragone”, mentre si diffondono voci dell’esistenza di altre piramidi non ancora scoperte. Secondo il politico bosniaco Sulejman Tihic esisterebbero addirittura nove piramidi e Osmanagic dichiara che probabilmente ve ne sono altre in Croazia. Intanto Visoko viene presa d’assalto da giornalisti e curiosi, viene creato il parco archeologico delle piramidi bosniache e il turismo prospera, così come i venditori di souvenirs a forma di piramide.
Fin dall’inizio ad Osmanagic è stata imputata una certa mancanza di rigore e metodo nel compiere le ricerche. Il non essere archeologo e il suo passato come autore e simpatizzante di teorie pseudo-archeologiche non gli ha certo portato consensi, come alcune sue dichiarazioni alquanto discutibili e chiaramente tendenziose. Ad esempio, contrariamente a quanto afferma Osmanagic, la Piramide del Sole non è per niente regolare e nemmeno è orientata secondo i punti cardinali, ma presenta pendenze e lunghezze dei lati molto diverse. Anche la disposizione delle tre piramidi in modo da formare un triangolo equilatero è smentita dalle misurazioni compiute da Alun Salt, studente di dottorato all’Università di Leichester. I suoi calcoli dimostrano che ci sono circa 200 metri di differenza (un errore del 10%) tra i lati del “triangolo perfetto” che ha ai suoi vertici le tre piramidi.
Se ciò non bastasse, gli scavi sono stati aperti in più punti simultaneamente e condotti da volontari senza la supervisione di nessun archeologo qualificato. Le foto mostrano quelli che sembrano lavori di sterro più che un lento e meticoloso scavo archeologico, le fotografie fornite come documentazione sono inutilizzabili, prive di scala e senza didascalie, senza alcuna indicazione del luogo dove sono state scattate o di cosa rappresentino.
Osmanagic e il suo team continuano il loro lavoro organizzando campagne di scavo sulle pendici delle piramidi, esplorando i tunnel e organizzando conferenze stampa. Il mondo accademico è comunque scettico riguardo l’esistenza di queste piramidi e alcuni ricercatori attaccano Osmanagic mettendone in evidenza le interpretazioni fantasiose, la mancanza di metodo scientifico e la manipolazione dei dati per suffragare le proprie teorie. Anche l’UNESCO si interessa alle piramidi e manda sul posto un team per accertarsi della genuinità delle affermazioni di Osmanagic, missione che si conclude con un nulla di fatto in quanto, secondo gli uomini dell’UNESCO, non v’è alcuna prova della loro effettiva esistenza.
Le critiche non servono a fermare il lavoro di Osmanagic e della fondazione. Nuove scoperte e rivelazioni vengono di volta in volta annunciate dalla stampa locale e internazionale, corredate da foto, da filmati e da autorevoli pareri di rappresentanti del mondo scientifico che sono convinti della genuinità del lavoro di Osmanagic. Questi, infatti, nel giugno 2006 convoca a Visoko il geologo egiziano Aly Abd Barakat, seguito a settembre dall’egittologo Mohamed Ibrahim Aly e successivamente da altri tre archeologi egiziani, Soleiman Hamed El-Heweli e Mona Fouad Aly dell’Università del Cairo, e Nabil M.A. Swelim della Alexandria Archaeological Society.
La stampa locale e il web riportano frasi sensazionalistiche attribuite agli esperti egiziani quali “la piramide del Sole è la più grande al mondo” e “la Bosnia dovrà essere chiamata la Terra delle Piramidi” oppure “diventerà presto il centro del mondo”. In realtà le dichiarazioni degli archeologi egiziani sono molto meno categoriche di quanto voglia sostenere Osmanagic. Nel riportare le frasi degli studiosi convocati, Osmanagic stravolge il significato delle loro affermazioni ignorando i numerosi “se” e il tono possibilista utilizzato, mentre sorvola abilmente su questioni spinose poste in evidenza da questi, come la totale mancanza di manufatti antichi rinvenuti nell’area che impediscono di proporre qualsiasi datazione, oppure la possibilità che i terrazzamenti della piramide siano moderni.
Con il passare del tempo il caso sembra sgonfiarsi, Osmanagic e la Fondazione vedono non rinnovarsi le concessioni di scavo ma non interrompono il loro lavoro, cercando di fornire nuove prove alla loro tesi, in particolare presunti manufatti che non sono altro che pietre dalle forme curiose, oppure lamentando azioni discriminatorie e minacce nei loro confronti. Nel frattempo, accanto alle tre piramidi, si sono aggiunte la “Piramide dell’Amore” e la “Tempio della Terra”, insieme ad un misterioso alfabeto “proto-bosniaco”. L’ultima evidenza fornita dalla Fondazione è la datazione al carbonio 14 di un pezzo di legno inglobato nella roccia di un tunnel, datazione per certi versi molto controversa, e che gli assegna un’età di circa 30.000 anni.
In effetti, guardando numerose foto presenti sul web, la Visocina Hill sembra proprio una piramide ricoperta dalla vegetazione e gli scavi hanno portato alla luce quelli che sembrano dei gradoni e delle pavimentazioni sul lato della collina. In realtà sia la forma piramidale della Visocina Hill, come quella delle colline vicine, sia la presenza di blocchi di pietra che sembrano essere stati lavorati dall’uomo, sono attribuibili ai fenomeni geologici che hanno portato alla formazione della valle di Visoko e sono, quindi, del tutto naturali e facilmente spiegabili. In natura le forme regolari non sono certo l’eccezione e colline più o meno piramidali sono visibili in ogni parte del globo.
La stessa catastrofe che avrebbe sommerso la piramide non è mai avvenuta. Lo scioglimento della calotta glaciale fu un fenomeno lento e graduale che portò sicuramente a sconvolgimenti geologici e del modo di vita delle popolazioni preistoriche, ma non di tale catastrofica portata.
La storia geologica delle piramidi bosniache inizia nel Miocene, circa 15 milioni di anni fa, quando si viene a formare un grande lago di forma allungata che si estendeva per una sessantina di chilometri tra Zelica e Sarajevo, includendo l’area di Visoko. Questo lago coprì la regione per circa 7 milioni di anni, formando uno spesso strato di sedimenti lacustri che in alcuni punti ha l’incredibile spessore di 2 chilometri. Questi sedimenti comprendono una serie di strati di spessore variabile, ognuno di questi formato da vari materiali e che permettono di ricostruire le diverse fasi della storia geologica della regione: strati di sedimenti fini compattati a formare argilla, sedimenti di sabbia più o meno fine che diventeranno roccia arenaria, strati di detriti grossolani, depositati nei periodi geologici più movimentati, che in seguito diverranno conglomerati o breccia.
Il lago scompare verso la fine del Miocene, tra 7 e 5 milioni di anni fa, e tutti questi strati, disposti uno sopra l’altro in modo abbastanza regolare, sono soggetti ad un nuovo fenomeno geologico, quello del sollevamento per via di spinte tettoniche. Gli strati vengono spinti verso l’alto, spezzati e fratturati secondo direzioni più o meno rettilinee, creando quelli che Osmanagic dichiara essere gradoni e pavimentazioni. Tale fenomeno è evidente in alcuni punti della “piramide” dove si può riconoscere e seguire il percorso delle tipiche pieghe e deformazioni rocciose che si formano per via di questi processi geologici.
Le sfere, così perfette da sembrare artificiali, non sono altro che concrezioni. Queste formazioni naturali sono dovute all’azione dell’acqua che aggrega i minerali presenti nello strato attorno ad un nucleo (in genere un granulo di quarzo od un fossile), producendo queste singolari forme sferiche.
E i misteriosi tunnel? La regione di Visoko è stata per lungo tempo una zona estrattiva del carbone, del ferro e del rame. L’estrazione del rame è attestata archeologicamente già dall’età del Bronzo e quella del ferro almeno dal periodo romano.
Molti dei simboli ritrovati nei cunicoli, e che Osmanagic considera un antico alfabeto, sarebbero stati tracciati in epoca moderna dai minatori, come alcuni di essi hanno testimoniato, mentre altri sarebbero comparsi improvvisamente alimentando dubbi sulla buona fede di Osmanagic.
Inoltre, la tradizione popolare conserva ancora oggi la leggenda della regina Katarina, l’ultima regina di Bosnia che fuggì dal suo castello di Visoko grazie a dei passaggi sotterranei, prima che questo venisse conquistato dall’esercito ottomano.
In effetti, contrariamente a quanto vorrebbe far credere Osmanagic, questa regione non è certo inesplorata dal punto di vista archeologico. Già nel Neolitico sono conosciuti insediamenti molto numerosi, come quello di Butnir, costituito da oltre 300 abitazioni circondate da un muro difensivo e datato alla prima metà del V millennio. Numerose sono anche le attestazioni dell’età del Bronzo e del Ferro, con resti di villaggi, manufatti e tombe megalitiche, a cui fa seguito il periodo della dominazione romana. Il geologo Omerbashich ha ipotizzato che siano stati gli stessi romani a modellare la Visocina Hill dandole una forma vagamente piramidale.
Per questo motivo molti archeologi sono preoccupati per le possibili distruzioni che Osmanagic e il suo team potrebbero apportare alle evidenze archeologiche nascoste nel sottosuolo. Il team della Bosnian Pyramid of the Sun Foundation non è infatti composto da archeologi o scienziati professionisti ma da ricercatori improvvisati. All’inizio del 2007, per motivi non meglio precisati ma facilmente immaginabili, sono stati allontanati dalla Fondazione la geologa Nadija Nukic e Senad Hodovic direttore del museo di Visoko, insieme ad altri ricercatori.
Per fortuna i siti sono ora protetti dalle disposizioni del Ministro della Cultura bosniaco Gavrilo Grahovac. Sarebbe davvero una beffa se la rincorsa ad una fantasia archeologica, o peggio, la ricerca di fama e ricchezza, provocassero la distruzione di ciò che può permetterci di ricostruire la vera storia di questa regione, il modo di vita e le credenze dei suoi abitanti, le loro manifestazioni artistiche e culturali. Popolazioni che non hanno certo minore importanza solo per il fatto di non aver costruito alcuna piramide!
In conclusione le piramidi bosniache sembrano rappresentare il classico caso di pseudo-archeologia. Ve ne sono tutti gli ingredienti: piramidi gigantesche e antichissime, tunnel sotterranei che si perdono nelle profondità della terra, continenti scomparsi e catastrofi naturali, tecnologie miracolose e uomini straordinari, conditi con un pizzico di New Age e recriminazioni complottiste, nazionalismo e fiuto per gli affari.
La mancanza di metodo e rigore scientifico, le conclusioni affrettare e fantasiose di Osmanagic, la ricerca del sensazionalismo e di un forte impatto mediatico, non possono che far sorgere molti dubbi riguardo l’autenticità delle piramidi di Bosnia e mettere in guardia da scoperte così sbalorditive che vorrebbero cancellare secoli di ricerca scientifica e riscrivere la storia dell’umanità.

venerdì 10 settembre 2010

SFERE DI LUCE IN UNA RIPRESA AMATORIALE IN PROVINCIA DI ROMA ESTATE 2009




SFERE DI LUCE IN PROVINCIA DI ROMA ESTATE 2009:


LA RIPRESA VIDEO E' DECISAMENTE AMATORIALE, E  FA' VEDERE DELLE SFERE DI LUCE DI VARIO FORMATO FLUTTUARE VICINO AD UNA RADURA  A UNA CERTA DISTANZA DAL TESTIMONE CHE GIRAVA IL VIDEO. POI LE SFERE DI LUCE SI SPOSTANO IN VARIE DIREZIONI ALCUNE  REPENTINAMENTE, ALTRE COME SE ROTOLASSERO FLUTTUANDO NELL'ARIA.GIUDICATE VOI.

VIDEO PRIVATO GIRATO A BAGHERIA ESTATE 2010

 VIDEO AMATORIALE GIRATO A BAGHERIA IN
 PROVINCIA DI PALERMO ESTATE 2010.



IN QUESTO VIDEO GIRATO QUESTA  ESTATE SI POSSONO RISCONTRARE PARECCHI SPUNTI DI DISCUSSIONE SENZA METTERE  IN NESSUN MODO  IN DUBBIO L'ORIGINALITA' DEL VIDEO STESSO. PUR ESSENDO  NON PRATICHE,  LE PERSONE CHE HANNO GIRATO QUESTO VIDEO HANNO CERCATO DI UTILIZZARE UNA CERTA PROSPETTIVA PER  CERCARE DI RENDERE L'IDEA DELLA DISTANZA DELL'U.F.O. INQUADRATO, LE NUVOLE E L'ABITAZIONE DA DOVE E' STATO GIRATO IL VIDEO. NEL VIDEO L'U.F.O. APPARE DI COLORE SCURO E IN CONSIDERAZIONE DELL'ORA IN CUI E' STATO GIRATO IL VIDEO,
 L'U.F.O. APPARE ASSOLUTAMENTE REALE, E NON IMPUTABILE COME FORMA A QUALSIASI ALTRO AEREONAVE CONOSCIUTO, E CONSIDERANDO LA BASSA ALTITUDINE SICURAMENTE NON UN SATELLITE, O UN UCCELLO.I TESTIMONI PURTROPPO NON HANNO POTUTO INIZIARE LE RIPRESE PRIMA, QUANDO L'U.F.O. ERA DECISAMENTE PIU' BASSO DI ALTITUDINE, PERCHE' NON AVEVANO LA TELECAMERA A PORTATA DI MANO.